La volta che a Roncade
serra il cielo al Perché
non lo eclissa, e non è
che labirinto a strade
che vanno a intersecarsi
come amanti ad amarsi.
O volle anche grigliare
il fuoco dei tramonti
e a settentrione andare
quasi in volo sui monti
di neve nell’inverno,
o in utero materno?
E’ un letto a baldacchino
da cui veder la stella
del vespro; è caravella
per un viaggio divino
sull’oceano del cielo
/arca, dafano velo.
Tu, vascello dell’aria,
oscilla in alto, in tondo:
tarantella secondo
il ritmo che disvaria.
Chi la pensò (ma forse
la vide in sogno: trame
bianche su azzurro, ossame
d’archeopterix) torse
l’acciaio a trapuntare
le nuvolette chiare?
E’ una terrazza donde,
come sopra un veliero,
contemplare il mistero,
e contemplar le sponde
dell’infinito informe
quando la notte dorme.
Segno candido/traccia
e scia di muto evento,
mi lusinghi la faccia
errabondando il vento/
rabido incantamento
ai miei sogni, minaccia
non al bello ma al nero,
o invito al nuovo altero.
Luigi Cerantola, 14 ottobre 2006
La volta che a Roncade
serra il cielo al Perché
non lo eclissa, e non è
che labirinto a strade
che vanno a intersecarsi
come amanti ad amarsi.
Chi la pensò (ma forse
la vide in sogno: trame
bianche su azzurro, ossame
d’archeopterix) torse
l’acciaio a trapuntare
le nuvolette chiare?
O volle anche grigliare
il fuoco dei tramonti
e a settentrione andare
quasi in volo sui monti
di neve nell’inverno,
o in utero materno?
E’ una terrazza donde,
come sopra un veliero,
contemplare il mistero,
e contemplar le sponde
dell’infinito informe
quando la notte dorme.
E’ un letto a baldacchino
da cui veder la stella
del vespro; è caravella
per un viaggio divino
sull’oceano del cielo
/arca, dafano velo.
Segno candido/traccia
e scia di muto evento,
mi lusinghi la faccia
errabondando il vento/
rabido incantamento
ai miei sogni, minaccia
non al bello ma al nero,
o invito al nuovo altero.
Tu, vascello dell’aria,
oscilla in alto, in tondo:
tarantella secondo
il ritmo che disvaria.
Luigi Cerantola, 14 ottobre 2006